Attrice: Margò Volo
Autore: Tobia Rossi
Regia: Chiara Valli e Tobia Rossi
In stato di Grazia, monologo scritto da Tobia Rossi per Margò Volo che con ironia e autoironia parla di tabù e pregiudizi, di scoperta di sè e libertà sessuale, di menopausa e gioia di vivere, attraverso il monologo-testimonianza di un personaggio bizzarro e senza peli sulla lingua, che affronta il pubblico provocando la reazione che più di tutte caratterizza il rapporto col nostro corpo, i nostri complessi, la nostra intimità: l’imbarazzo.
In un’epoca in cui i corpi sono sovraesposti, i segreti più intimi resi pubblici, siamo davvero così liberi e consapevoli? Quali sono i paletti del dicibile e del fattibile con cui ci confrontiamo ogni giorno?
Lo spettacolo parla di tutto questo attraverso la strampalata epopea di un’eroina kitsch.
Miscelando i generi, black comedy, sex comedy e melò, e i linguaggi, per restituirci la straordinaria – assurda e meravigliosa – complessità di un essere umano alle prese con paure e fragilità, passioni furibonde e desideri di riscatto.
Un immaginario paesino del Nord Italia. Oggi.
Grazia è una donna tutta d’un pezzo. Moglie del sindaco e preside dell’unica scuola superiore del paese, è temuta da tutti: studenti, colleghi, genitori. Con fermezza e austerità, Grazia guida non solo il suo istituto ma in qualche modo l’intero paese, regolato dai suoi princìpi: rigore, perbenismo e soprattutto repressione sessuale.
Per Grazia la sessualità sbandierata sui social e in tivù e l’eccessiva libertà dei costumi stanno portando il mondo verso un lento declino.
Suo marito le prova tutte per sciogliere il blocco di ghiaccio che è diventato il suo cuore, suo figlio – gay e ventenne – non sa più cosa inventarsi per far sì che la madre sia più tollerante e aperta, ma ogni sforzo è vano.
Anche le amiche e le colleghe prendono in giro Grazia per la sua rigidità, qualcuno prova a smuoverla dalle sue posizioni, ma senza risultati.
Per Grazia le cose in paese stanno peggiorando. Sembra che ovunque si volti veda depravazione e sesso esibito. Come mai? Inizia a circolare una leggenda metropolitana per cui si suppone che l’aria “eccitante” che circola in zona sia dovuta ai fumi di una fabbrica di Viagra, aperta da poco nelle vicinanze. Sembra assurdo, certo, ma se ci fosse del vero? Nel dubbio, Grazia, si reca di persona alla collinetta su cui è situato lo stabilimento, ma il percorso è impervio, inciampa e cade nella cisterna piena dei liquami di scarico della fabbrica.
Proprio come in un film di mutanti, dopo quell’incidente, qualcosa in lei cambia radicalmente. Inizia a sentire uno strano prurito, una strana voglia di essere sé stessa e liberare la sua sessualità, che finisce per pervaderla totalmente, mandarla in tilt dando vita a una nuova Grazia.
Il suo look si trasforma, inizia a farsi chiamare Grace, diventa all’improvviso sessualmente attivissima col marito (tanto che è lui, ora, che non riesce a starle dietro!), si rivolge al figlio in modo spregiudicato e diretto, troppo diretto persino per lui.
“Devo recuperare tutto il tempo che ho perso!” è il nuovo motto di Grazia, e nel frattempo, quelli che prima la accusavano di vedute ristrette e bigottismo, ora sono imbarazzati, a disagio in sua presenza… forse non erano davvero così aperti e disinibiti come professavano.
La figlia maggiore di Grazia, Martina, manager in Germania, torna al paese per capire cosa stia succedendo a sua madre. Trova una mamma totalmente inedita che sta scoprendo un nuovo equilibrio con sé stessa e un nuovo modo per ascoltare e comprendere gli altri.
Dopo un primo momento di spaesamento la famiglia riesce ad affrontare i suoi scheletri nell’armadio e i quattro si ritrovano sinceri gli uni con gli altri e uniti come non lo sono mai stati.
Ma a qualcuno tutta questa libertà non piace, è infastidito e teme che la nuova Grazia possa portare la gente del paese sulla cattiva strada.
In breve tempo, all’interno della scuola, docenti e genitori si coalizzano in un una sorta di partito anti-Grazia, che diventa il capro espiatorio della comunità, contro di lei si muove una vera e propria crociata.
A quanto pare la cittadinanza intera preferiva una despota cinica e repressiva a una variopinta e stravagante ma autentica donna libera.
Nell’ultima parte della storia la commedia, fino a quel punto vivace e spensierata, si tinge pericolosamente di nero…